Condividiamo gli ultimi report pubblicati da Save The Children sui temi della dispersione scolastica e della povertà educativa.

POVERTÀ EDUCATIVA: necessario un cambio di passo nelle politiche di contrasto
Condividiamo gli ultimi report pubblicati da Save The Children sui temi della dispersione scolastica e della povertà educativa.
POVERTÀ EDUCATIVA: necessario un cambio di passo nelle politiche di contrasto
Devi essere connesso per inviare un commento.
Il Report mi sembra un utile documento di partenza, sia per le informazioni e proposte che contiene sia per la sua chiarezza derivante da una conoscenza concreta dei problemi.
Sono del tutto d’accordo che alla base di qualunque progettazione (utopia?) di cambiamento della Scuola, sta il riconoscimento dei legami che i singoli istituti hanno con il contesto ambientale e sociale in cui sono collocati, non come analisi conoscitiva ma come ri-definizione della identità istituzionale, come ricollocamento dentro una rete di azioni e di collaborazioni.
Mi chiedo però: dove sta il motore dell’innovazione? Dentro o fuori dalla Scuola? Apparentemente da sola non ce la fa a cambiare, nonostante i singoli casi eccellenti. Né ce la può fare a recuperare lo svantaggio educativo che si produce negli ambienti di vita brutti, poveri, dove prevalgono modelli di coesione sociale negativa, dove non si possono immaginare progetti di vita futura.
Se “le capacità di stare al mondo” che la scuola vuole far crescere non hanno alcun riscontro nel mondo a lei esterno in che modo può suscitare partecipazione di ragazzi e di adulti?
La disponibilità di notevoli risorse economiche è il fatto nuovo del processo d’innovazione che sta per avviarsi, ma sappiamo già che questo non sarà elemento decisivo. Nella fretta, le risorse saranno impegnate in strutture, arredi, materiali, tecnologie digitali … Ma la lentezza con cui avanzerà la costruzione di nuove interazioni nell’ecosistema scuola e territorio, la formazione delle persone, la presa in carico della qualità dell’ambiente da parte di tutti, ecc, richiederà un sistematico e duraturo impiego di risorse. Non possono essere solo quelle pubbliche. Occorre fare un patto con l’industria, le fondazioni, le istituzioni culturali … affinchè si facciano carico anch’esse della formazione delle nuove generazioni che sono il bene più prezioso della società tutta.
Rispetto ai punti specifici aggiungo:
3.1 – Anziché del tutto gratuiti servizi scolastici potrebbero avere un costo mensile quasi simbolico che però ha il senso di dare alle famiglie la responsabilità di impegnare risorse nell’educazione dei figli e di coinvolgerle maggiormente nell’andamento delle strutture.
Un costo deve essere previsto anche per il coordinamento, cioè risorse per funzioni aggiuntive nelle diverse sedi che se ne dovrebbero occupare. Per essere efficace deve essere un servizio permanente in continuo contatto con il gruppo sociale di riferimento.
3.1.2 – L’apertura della scuola, la partecipazione del territorio alle attività, la scelta delle offerte provenienti dal Terzo settore richiedono un lavoro a tempo pieno di organizzazione e una regia sensibile ed esperta, capace di creare relazioni, di leggere e interpretare processi. Questo non può essere lasciato alla iniziativa dei docenti e della dirigenza (vedi quello che è accaduto con l’alternanza scuola-lavoro) o ai Servizi sociali.
3.1.4 – Oltre a misure di sostegno economico si potrebbe pensare di creare lavoro retribuito impiegando il più possibile nei territori in cui le scuole sono inserite i fondi a disposizione per l cambiamenti della Scuola auspicati nei punti precedenti e nel 3.2.
Sarebbe un modo per far sentire davvero la scuola come un bene della comunità, da rispettare e proteggere, e per promuovere adesione al progetto educativo. Penso a lavori edili, di restauro del degrado ambientale, di manutenzione, a forniture di materiali, a gestione di risorse e di interazioni, a gestione della mensa, alla apertura dei laboratori artigianali alla scuola, all’intervento di artisti locali.